Varsavia, tra mercatini di Natale e “milk bar”

Durante la quarta ondata della pandemia, causata dal dilagare della variante omicron, abbiamo deciso di andare qualche giorno all’estero per staccare un po’ la spina. Ci siamo dovuti districare tra DPCM, restrizioni di ogni tipo e prezzi dei biglietti aerei che salivano e scendevano, ma, alla fine, da questo groviglio è fuoriuscito un nome, quello della nostra destinazione: Varsavia!
Come è collegata la città
La capitale polacca dispone di due aeroporti internazionali ed in entrambi operano compagnie low cost internazionali, tra cui Ryanair e Wizzair. Per ridurre al minimo le spese noi abbiamo semplicemente scelto l’opzione più economica. Quindi siamo partiti da Ciampino per atterrare all’aeroporto Modlin (volo Ryanair) e siamo tornati decollando dall’aeroporto Chopin per atterrare a Fiumicino (Wizzair). Entrambi gli aeroporti sono ottimamente collegati con il centro della città. Nel primo caso per raggiungere il centro di Varsavia è bastato prendere un autobus della compagnia Modlin Bus, pagare circa 7€ e scendere all’hotel Marriot. Nel secondo caso invece abbiamo preso i mezzi pubblici, che con un paio di euro ci hanno portato a destinazione.
La città nuova
Come dicevo prima l’autobus ci ha lasciato all’hotel Marriot, ovvero nella parte più moderna della città. Onestamente appena abbiamo iniziato ad esplorare la zona la prima domanda che ci siamo fatti è: “Cazzo, ma questa è Varsavia?”. Non ci aspettavamo minimamente di trovarci immersi in uno skyline che ci ha fatto immaginare di trovarci nelle metropoli americane o giapponesi.

Nonostante il fascino di questa parte di città, non si può negare che non abbia molto da offrire sotto il punto di vista turistico. Forse l’unica eccezione degna di nota è il Palazzo della Cultura e della Scienza, un dono alla città di Varsavia da parte di Stalin. Il “Palak Kulturi i Nauki”, grazie ai suoi 237 metri di altezza, oltre ad essere stato il secondo edificio più alto d’Europa per decenni è tutt’ora il palazzo più alto di tutta la Polonia.
Data la fitta nebbia che quasi costantemente ha avvolto la città, in quattro giorni che siamo stati a Varsavia solo in poche occasioni siamo riusciti ad ammirarlo nella sua grandiosità.
Il centro storico
Il centro storico di Varsavia (Stare Miasto in polacco) è ovviamente il distretto più antico della città. Esso, quasi completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale, venne magistralmente ricostruito nel dopoguerra basandosi su alcuni dipinti e disegni degli studenti di architettura.

Camminando tra le strade del centro, circondate da palazzi splendidamente decorati, ci si imbatterà sicuramente nel castello reale, situato nella piazza più suggestiva di Varsavia, a sua volta decorata dalla Colonna di Sigismondo, costruita in onore al re Sigismondo III Vasa.
Altri notevoli luoghi di interesse sono la piazza principale (Rynek Starego Miasta), il Barbacane, la chiesa di San Martino e della Madonne delle Grazie e la cattedrale di Giovanni.
Durante la nostra visita il centro era splendidamente addobbato per le festività natalizie ed erano stati allestiti alcuni mercatini, i più belli erano indubbiamente quelli nella piazza principale e quelli nella strada che unisce il Barbacane al Castello Reale. Questi sono stati un buon modo per assaggiare specialità locali e per osservare pezzi di artigianato unici!

I musei
Faccio una triste premessa, noi non abbiamo visitato nessun museo a Varsavia. Ma la capitale polacca, anche a causa della sua travagliata storia fatta di sanguinose invasioni e dominazioni straniere, vanta alcuni musei molto interessanti e che sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire (come abbiamo fatto noi).
Tra quelli meglio recensiti su internet e che sembrano più interessanti vogliamo ricordare:
– Il museo dell’insurrezione di Varsavia, il quale grazie a circa 800 oggetti e 1000 fotografie ci aiuta a ripercorrere i 63 drammatici giorni in cui gli abitanti della capitale polacca si ribellarono alla dominazione nazista;
– Copernicus science centre, dove se vogliamo sentirci scienziati per un giorno possiamo interagire con le numerose installazioni presenti all’interno;
– Il museo della vita sotto il comunismo, forse quello che più ci sarebbe piaciuto visitare per poter esplorare la vita in questo Stato negli anni ’60.

Cosa mangiare
Visitare la capitale polacca sarà stimolante non solo per i vostri occhi, ma anche per la vostra bocca. Sono molti infatti i piatti tipici che si devono assolutamente provare. Primi tra tutti i pierogi, ravioli ripieni che si possono trovare davvero in tutte le salse, bolliti o fritti, dolci o salati. Questi sono talmente diffusi al punto da diventare quasi un simbolo nazionale.
Si sa, quando si è in viaggio il tempo è sempre troppo poco e a volte ci si deve accontentare di mangiare qualcosa al volo per poi ripartire alla scoperta della città. Beh in questo caso la scelta dovrà assolutamente cadere sullo zapiekanka. Questo è una sorta di baguette aperta e caricata con tonnellate di funghi, affettati, formaggi o salse! Prima di ordinarne una dovete sapere che arrivano anche a 50 cm di lunghezza!

Se invece volete un piatto, oltre che tra i più buoni assaggiati in Polonia, da fotografare e da condividere sui social ordinate uno zurek, zuppa per eccellenza servita in un recipiente fatto di pane e da gustare insieme alla zuppa!!
Naturalmente ci sono molti altri piatti tipici che meritano di essere assaggiati, tra quelli che noi abbiamo preferito ci sono il goulash, la kielbasa, il barszcz e i deliziosi placki ziemniaczane, ovvero dei pancakes fatti di patate.
I Milk Bar
Uno dei modi migliori per entrare in contatto con la popolazione locale e risparmiare qualche zloty è di andare a mangiare nei Milk Bar, mense di epoca sovietica frequentate principalmente da studenti e operai. Seppure questi si siano un po’ ammodernati rispetto agli anni della guerra fredda i loro tratti distintivi sono rimasti gli stessi: si paga poco, il cibo non è di ottima qualità e non si è serviti a tavolo, si ordina e si aspetta che venga chiamato il vostro numero (sperando di capirlo).
Se non volete ordinare una sequenza di consonanti gettate a caso su un foglio di carta vi consigliamo di informarvi su come si chiama il cibo in polacco, nei Milk Bar infatti quasi tutti i menù sono scritti in polacco.

Nonostante tutte queste premesse la nostra esperienza è stata quasi sempre positiva, partendo dal presupposto che si paga la metà di quello che si spende in un ristorante. L’unico Milk Bar in cui non ci siamo trovati bene è il Milk Bar familijny dove quattro vecchiette scontrose ci hanno servito cibo di pessima qualità, condito da qualche capello, in piatti sporchi. A tutto questo si deve aggiungere l’alto tasso di mendicanti e di persone sotto effetto di droghe pesanti.
Ma chissà, forse siamo solo capitati solo nella giornata sbagliata!
Ne vale la pena di andare a Varsavia?
Sicuramente si, la città è piacevole, con pochi giorni si visita in lungo e in largo e non costa molto.
Non sono però altrettanto sicuro che sia la migliore meta della Polonia.
Noi alcuni anni fa abbiamo visitato Cracovia che, oltre ad essere più carina e più economica, può fungere da base per visitare i campi di concentramento di Auschwitz/Birkenau e quella che secondo noi è forse l’attrazione più bella dell’intera Polonia, la miniera di sale di Wieliczka.
Seppure i mercatini di Natale diano alla città un atmosfera incredibile, se non siete amanti del freddo sconsigliamo una visita nei mesi invernali. Durante il nostro soggiorno la temperatura è sempre rimbalzata tra i -5°C e i 0°C, senza però superarli mai.